Il Pizzo o Castello è la parte più alta di Caltabellotta con i suoi 949 m. s.l.m. ed è quell’elemento che la caratterizza e la connota come inespugnabile riparo. Il monte prende il nome dai resti del castello edificato in età normanna del quale oggi possiamo scorgere soltanto i resti di una porta fortificata disposta su tre piani e dai resti di alcuni vani. Giunti sulla sommità il panorama è fantastico e dà l’idea di come si poteva in tempi remoti dominare la valle e difenderla più agevolmente dai nemici. Il Castello fu teatro di assedi e rifugi in epoche passate, il più famoso dei quali può considerarsi il riparo della regina Sibilla (ultima regnante normanna) e del figlioletto Guglielmo III che qui si nascosero per sfuggire nel 1194 all’imperatore Enrico VI di Svevia.
Il monte Gogala, posto a N-E della parte sommitale di Caltabellotta, ospita la maestosa chiesa della Madrice ed è disseminata da una moltitudine di fondamenta quadrangolari scavate nella roccia su tre parti che devono considerarsi a tutti gli effetti delle abitazioni rimaneggiate in età normanna, da gradini anch’essi intagliati, tombe circolari, cisterne e panchine che testimoniano la presenza di un abitato popolato in periodo bizantino.
Il Castello Vecchio, posto Nord-Ovest della Madrice, ha una piccola apertura che funge da ingresso ed oggi difficilmente attraversabile, contiene rovine di fortilizi normanni, pareti intagliate, sedili e nicchie scolpite.
La Madrice, precedentemente chiesa dell’Assunta, fu fatta edificare da re Ruggero in età normanna anche se nulla dell’aspetto architettonico originario rimanda a tale periodo. Il suo maestoso interno, a tre navate, ospita sarcofagi litici di età romana, un fonte dodecagonale in pietra calcarea decorato con arabeschi e recante un’iscrizione araba, una cappella definita “Madonna della Catena”, costituita da stucchi e pitture (opera di Antonino Ferraro, 1591-1598), un prezioso Crocifisso del 1400, tre Madonne scolpite da Giacomo, Fazio ed Antonello Gagini. La torre campanaria, posta a Nord-Est della chiesa, contiene in sè le caratteristiche di una struttura araba, si racconta infatti che re Ruggero trasformò in chiesa una precedente moschea.
Un ulteriore riferimento agli schemi geometrizzanti islamici li possiamo leggere nel portale della chiesa del Salvatore, che si trova sul lato opposto del pianoro della Madrice e che, nonostante la si voglia ritenere un’edificazione normanna, il prezioso pavimento (prossimo ad un restauro) e la decorazione del portale rimandano al XIV/XV secolo.
Caltabellotta, fino alla fine del 1800, era dotata sicuramente da una doppia fila di mura e porte, in parte ancora visibili nella zona del Rabato grazie alla fotografia aerea e nel quartiere della Terravecchia con la porta di San Salvatore, mentre della Porta di Salvo Porto esiste una testimonianza fotografica. Quest’ultimo quartiere può considerarsi verosimilmente come il quartiere più popolato nel Medioevo e presenta ancora oggi tracce di abitazioni intagliate nella roccia, scale, nicchie a testimonianza dell’utilizzazione dell’area in epoche antiche.
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Patrizia Noto

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